La manovra già articolata nelle sue tre fasi, può non essere sufficiente per affrontare situazioni di persistente algodistrofia che spesso si presentano nel piede e nella mano.

Essi presentano superfici ridotte,  irregolari e situazioni fasciali di minor spessore e con scorrimenti limitati. La componente molle rispetto a quella muscolare è meccanicamente e localmente più influente.

In tali situazioni  “la manovra” deve adattarsi e trovare la soluzione meccanica-manuale per rimuovere i freni persistenti di fascia e parti molli.

Le mani non andranno più impostate in modo solidale a taglio perpendicolare sincrono dei polpastrelli dei pollici. I pollici andranno impostati parallelamente, orizzontalmente con le parti falangee  interne in appoggio completo ed anatomico sulle parti da sentire e trattare, con le rimanenti dita alla ricerca di una presa stabile fasciata e fasciale.

L’efficacia di tale manovra sta nell’appoggio, presa, adattamento anatomico dei pollici che per superficie e pressione, oltre a stirare possono garantire una “spremitura dinamica” di tutti i tessuti già predisposti in massimo allungamento, come si fa in tutti i trattamenti delle parti molli.

Si completa in tal modo la ricerca “mano-meccanica-manovra”in ambito traumatico, post-operatorio, sportivo.

Le “tre modalità” della manovra subordinata a mano e meccanica sarà (scontatamente definito) il metodo delle “3M”.