Il tricipite surale lavora con una leva di secondo grado, la resistenza si trova tra la forza applicata e il fulcro; la forza risulta sempre più lontana dal fulcro rispetto alla resistenza; è sufficiente una forza limitata per sollevare un grosso peso.

Essendo una leva più vantaggiosa rispetto a quella dei suoi antagonisti (tibiale  anteriore  e peronei) e quindi più forte, può giustificare il sovrapporsi in un quadro di ipotrofia di un ulteriore accorciamento meccanico precoce e veloce.

Tale leva di secondo grado è inversamente vantaggiosa nel caso in cui si debba richiamare la forza che manca dopo trauma o immobilità.

L’unico modo per ottenere un potenziamento è spostare il fulcro il più lontano possibile dalla resistenza attraverso  un’asta rigida che  allungando il braccio leva permette di sviluppare una forza superiore a quella del tricipite.

Ad  accentuare l’accorciamento del tricipite contribuiscono anche le masse muscolari di soleo –tibiale posteriore- flessori alluce e dita, che attratti dalle loro origini schiacciano e attirano i muscoli verso le parti prossimali di tibia-perone.

Infatti le aree di origine di questi muscoli occupano la metà prossimale posteriore di tibia perone.

In assenza di attività la leva di secondo grado facilita la spinta in accorciamento verso l’alto del tricipite.

Più i tempi sono lunghi più lo pseudo accorciamento viene acquisito.

La retrazione è uno stato di fatto che può avere lievi margini di recupero, ma non consente unavera e propria reversibilità e instaura automatismi incompleti e cronici.

Lo schema del cammino potrà anche essere corretto, ma lontano dall’ampiezza originale.

Il tricipite non riprenderà più la massa pre-trauma.