Il rachide mediatore di tutte le nostre asimmetrie, malformazioni,attività quotidiane, lavorative, sportive, è costretto a mettere in atto in modo ingegneristico e automatico le rotazioni-flessioni dei corpi vertebrali compatibili con un sufficiente allineamento, una buona dinamica e massima ergonomia del suo insieme.
Tali rotazioni, ritenute da sempre colpevoli di dolori e blocchi, sono il risultato di carichi posturali, dinamici, lavorativi o saltuari di grande intensità e affaticamento.
Tutte queste sollecitazioni con grande lavoro muscolare si scaricano sulle articolazioni, attraverso le inserzioni e le parti molli e necondizionano la posizione.
L’attività del sistema muscolo-fascialeinfluisce direttamente la componente passiva articolare, obbligandola ad aumentare con micro aggiustamenti le rotazioni già presenti, che aggiungono tensione e pressione miofasciale con reazioni di difesa e alterati automatismi.
La comparsa del dolore è il primo segnale che l’equilibrio ergonomico subisce rallentamento e impaccio per conflitti nonpiù mediabili.
Il corpo vertebrale con i suoi processi trasversi andando in rotazione determina una trazione della muscolatura omolaterale e una compressione della controlaterale.
Dove c’è trazione, aumenta la tensione e la resistenza al movimento.
Dove c’è pressione, c’è meno potenza e fibrosi.
In entrambi i casi la componente miofasciale va in ischemia, rallentando ulteriormente il microcircolo locale e modificandola matrice extracellulare.
Se prendiamo l’immagine del taglio trasversale del rachide lombare a livello L3 e con un lucido della vertebra simuliamo le rotazioni, diventa evidente come i processi trasversi con la loro importante superficie di inserzione dei multifido, dei quadrati dei lombi,degli ileo-costali e lunghissimi del tronco, possono creare ischemia sui muscoli sopracitati.
L’ischemia aumenta la tensione con automatico innalzamento delle difese muscolari e conseguente accorciamento e compressione delle parti molli, legamentose e radicolari.
La reazione muscolare si amplifica nella quotidianità, quando nei nostri gesti andiamo a cercare quell’ampiezza o velocità di movimento che non ci è più concessa.
I tratti cervicale e lombare che sono i più mobili e sottoposti maggiormente a carico, sono soggetti a manifestare sofferenze, dolori, blocchi funzionali.
A questo precario equilibrio non mancano di sovrapporsi gli effetti di micro o macro traumi indiretti, eterometria arti inferiori, lavori pesanti, malformazioni varie.
La terapia manuale, in massimo accorciamento dei tratti interessati e derotazione dei processi laterali, può accedere alle parti muscolari più profonde, con tagli trasversali, sagittali, distorsivi, per vascolarizzare, riducendo il blocco muscolare e facilitare o ripristinare la mediazione vertebrale automatica.